Come ben sappiamo Huami è l’azienda che appoggia Xiaomi nella produzione delle Mi Band: questo prodotto è il più apprezzato al mondo quando si parla di smartband e la sua importanza non si ferma alle features che ingloba. Infatti, come abbiamo a più riprese sottolineato, l’azienda utilizza i suoi algoritmi ma anche i propri dispositivi indossabili per la ricerca e in particolar modo si concentra sulla salute. Ad esempio non molto tempo fa è stato lanciato il primo programma di screening contro i sintomi del coronavirus. A distanza di qualche mese escono finalmente i risultati delle prime ricerche, raccolti all’interno del “Libro Blu“.
I risultati delle ricerche in ambito sanitario portate avanti da Huami e dal Peking University First Hospital sono stati pubblicati: attenzione al cuore!
Ma cosa è di grazia questo “Libro Blu”? Non è nient’altro che una raccolta di dati e di studi fatti in collaborazione tra Huami e il Peking University First Hospital all’interno del quale ci sono tutte le novità e i risultati delle ricerche in ambito sanitario. In particolare, il “2020 Blue Book of Hearth Health for Wearable Devices” raccoglie tutti quelli relativi ai problemi cardiovascolari registrati nella popolazione cinese facendo uso degli wearables dell’azienda. I dispositivi intelligenti possono aiutare le persone a monitorare continuamente i propri dati del corpo come la frequenza cardiaca, il sonno, l’esercizio fisico, etc. Uno dei dati più importanti emerso da questo studio riguarda il fattore “accettazione“: quasi la totalità degli utenti che hanno preso parte al progetto hanno accettato subito e di buon grado l’utilizzo di dispositivi wearable. Oltre a questo si è stati in grado di dimostrare che gli utenti più giovani utilizzano in media questo tipo di dispositivi per 15 ore al giorno, mentre gli ultra sessantenni per circa 17 ore. In definitiva gli indossabili sono diventati una parte integrante della vita quotidiana.
Ma in termini di dati concreti, cosa dice questa ricerca? Forse sembrerà scontato ma nella fascia di età che va dai 60 anni in su, gli uomini hanno un maggior rischio di infarto e di problemi cardiovascolari. Nel grafico qui sopra vediamo come in generale l’uomo, rispetto alla donna, è a maggior rischio in tutte le fasce di età, ma dai 60 anni in su il rischio diventa critico. Evitiamo di riportarvi tutti gli altri dati in quanto sono interessanti solo per alcune regioni cinesi in cui è stato fatto lo studio. La cosa importante è che per la prima volta un’azienda privata come Huami ha messo a disposizione la sua tecnologia per aiutare gli utenti, giovani e non, a tenere alta la propria salute. Ricordiamo a tal proposito che a partire da marzo 2020, l’algoritmo RealBeats di Huami (lanciato nel 2019) ha analizzato 14.5 milioni di dati ECG e trovato oltre 4.000 utenti con sospetta fibrillazione atriale.
La precisione delle funzioni ECG e PPG ha raggiunto un’accuratezza del 94.76% e con la seconda generazione presentata a giungo, le interferenze di segnale sono state quasi azzerate portando ad una velocità maggiore nel trasporto dei dati dall’essere umano al dispositivo indossabile. Infine è importante e doveroso ricordare che all’interno di questo studio hanno preso parte anche eminenti personalità italiane come Paolo Palatini (Università degli Studi di Padova) e Gianpaolo Reboldi (Università degli Studi di Perugia).
Fonte | Huami
