Era il 20 marzo quando ChatGPT è andato down. Il chatbot di ultima generazione, a seguito di un aggiornamento infrastrutturale estremamente importante, ha deciso di non funzionare più a dovere. Appariva un alert rosso che diceva che il sistema non era in grado di accedere al servizio. Insomma, era inutilizzabile. Ma che cosa è successo nello specifico? Vediamolo insieme.
OpenAI afferma che ChatGPT potrebbe aver divulgato i dati di pagamento degli abbonati ad altri utenti
OpenAI ha confermato che ChatGPT potrebbe aver fatto trapelare i dati di pagamento dagli abbonati della versione Premium del servizio ad altri utenti dopo un bug verificatosi il 20 marzo. Questo, avrebbe esposto le cronologie delle conversazioni di diverse persone con l’intelligenza artificiale. Sul suo blog ufficiale, la società ha fornito maggiori dettagli sull’incidente. Un difetto nelle librerie di sistema ha consentito alle sessioni di chat di alcuni utenti di essere visualizzate nella cronologia chat di altre persone. Inoltre, potrebbero essere stati esposti i dati di pagamento di circa l’1,2% degli abbonati ChatGPT Plus.
OpenAI afferma che è possibile che, ore prima che il servizio venisse temporaneamente disattivato per correggere il bug , alcuni utenti attivi abbiano identificato nome, email, indirizzo di fatturazione, data di scadenza e le ultime quattro cifre delle carte di credito degli abbonati da ChatGPT Plus. I numeri completi della carta di credito, per fortuna non sono stati resi noti.
Come sapere se si è stati vittime del bug di ChatGPT?
Gli utenti interessati dalla fuga di informazioni verranno informati dell’incidente. È normale che le aziende offrano gratuitamente servizi di sicurezza informatica di terze parti dopo una violazione dei dati, ma finora OpenAI non ha manifestato un protocollo per i casi di violazione della sicurezza del suo software. L’azienda ha però confermato le pratiche che intende adottare affinché questo problema non si ripresenti. Sono stati aggiunti controlli ricorrenti per garantire che i dati restituiti dalla cache della biblioteca di ChatGPT “ritornino” all’utente, nonché analisi approfondite per garantire che la cronologia della chat resti solo all’utente