Qualche giorno fa abbiamo visto come ChatGPT sia stato bloccato in Italia. La decisione è stata presa dall’azienda OpenAI a seguito dell’intimazione di blocco da parte del Garante della privacy italiano. Ma che cosa vuol dire per l’Europa? Considerando che il nostro Paese è stato il primo in Europa a muoversi in questo senso, anche le altre Nazioni dell’UE potrebbero fare altrettanto. Almeno questo riferisce una testata giornalistica tedesca. Vediamo i dettagli della notizia.
ChatGPT bloccato in Italia? Solo l’inizio secondo quanto riferito. Il nostro Paese ha dato il “là” ad un polverone senza senso
Stando alle ultime notizie trapelate, la Germania potrebbe bloccare l’accesso al chatbot ChatGPT a causa di problemi di privacy. Questo è quanto ha riferito Handelsblatt lunedì. “In linea di principio, una procedura simile è possibile anche in Germania“, ha detto al quotidiano Ulrich Kelber, portavoce del Commissario federale per la protezione dei dati, riferendosi al divieto in Italia. L’autorità nazionale italiana per la protezione dei dati personali ha ordinato il blocco temporaneo di ChatGPT venerdì scorso mentre indaga sulla presunta fuga di dati degli utenti da parte dell’app il mese scorso.
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Il regolatore italiano ha anche criticato ChatGPT per non aver notificato agli utenti che sta raccogliendo e archiviando le loro informazioni e per non aver inserito alcun filtro per verificare l’età dell’utente. Ulrich Kelber ha dichiarato che al momento non ci sono piani per vietare il chatbot in Germania. L’ufficio di Kelber sta attualmente richiedendo “ulteriori informazioni” alle autorità italiane da trasmettere alle autorità di regolamentazione statali in Germania.
Reuters ha riferito lunedì che anche osservatori francesi e irlandesi hanno contattato le loro controparti italiane per discutere dell’indagine. Il regolatore spagnolo ha dichiarato di non aver ricevuto reclami su ChatGPT, ma non ha escluso ulteriori indagini.
Perché ChatGPT è stato bloccato in Italia
Il garante della privacy ha rilevato la mancanza di una informativa adeguata agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati sono raccolti da OpenAI. Questa mancanza di trasparenza risulta particolarmente preoccupante in quanto ChatGPT ha subito un data breach che ha compromesso le conversazioni degli utenti e le informazioni relative ai pagamenti degli abbonati. È stata anche evidenziata la mancanza di un filtro per verificare l’età degli utenti, il che espone i minori a risposte non appropriate rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. Questo punto è particolarmente importante poiché, secondo i termini di utilizzo pubblicati da OpenAI, il servizio è rivolto ai maggiori di 13 anni.