Oramai è su tutti i giornali, online e non: il ban delle applicazioni cinesi da parte del governo indiano sta portando non pochi grattacapi alle aziende d’oriente. Questi problemi, seppur indirettamente, sono arrivati anche alle aziende di telefonia che utilizzano tali applicazioni. Secondo Reuters, nota testata giornalistica a livello mondiale, questo ban starebbe portando ritardi alle importazioni di molti brand, tra cui Xiaomi, Oppo ed Apple. E non si tratta solo di smartphone ma anche di laptop e smartwatch. Andiamo a vedere i dettagli del rapporto.
Le aziende cinesi come Xiaomi sono preoccupate: il ban indiano delle applicazioni sta portando ritardi non indifferenti nelle spedizioni, con chiari deficit negli incassi
Ma a cosa è dovuto questo ritardo? Sì, al ban, ma anche allo stretto controllo che gli enti indiani stanno facendo sui prodotti. Il mancato “via” alle autorizzazioni di qualità per i prodotti elettronici dalla Cina ha rallentato l’importazione di prodotti come l’ultimo iPhone e ha ne ha bloccati altri realizzati da aziende come Xiaomi. Le richieste all’agenzia di controllo qualità, il Bureau of Indian Standards (BIS), in genere vengono elaborate entro 15 giorni, ma alcune, adesso, richiedono fino a due mesi. A volte anche di più.
Il tutto è nato da un deterioramento dei rapporti con la Cina dopo uno scontro al confine a giugno, che ha causato la morte di 20 soldati indiani. Dopo lo scontro, l’India ha inasprito le regole per gli investimenti dalla Cina e bandito centinaia di app mobili cinesi, inclusi i giganti della tecnologia Tencent, Alibaba e ByteDance ma anche applicazioni del brand come Mi Video e Mi Community. Martedì ha bandito altre 43 app.
Secondo quanto riportato da Reuters, a partire da mercoledì 1.080 domande per laptop, tablet e altri dispositivi erano in sospeso, 669 delle quali in attesa da più di 20 giorni. È un grosso problema questo per Xiaomi considerando che il mercato indiano è il secondo più grande in termini di fatturato dopo quello cinese. Come si evolveranno le cose? Solo il tempo ce lo saprà dire.
Fonte | Reuters
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