L’eterna lotta tra il bene e il male, se così vogliamo chiamarla. WhatsApp e Telegram, i due colossi della messaggistica nonché due tra le aziende più grandi al mondo, sono in eterno conflitto. Non si parla tanto di utenti che utilizzano i servizi quanto di sicurezza e privacy. Dall’alba dei tempi ci si chiede: quale dei due è più sicuro? Mentre non abbiamo risposte, il capo della prima azienda si dice preoccupato per la sicurezza di Telegram. Ecco le sue parole.
AGGIORNAMENTO A FINE ARTICOLO – 16/02/2023
Ma WhatsApp è più sicuro di Telegram? Questa è la domanda che tutti si pongono e a cui mai avranno risposta. I loro capi si danno battaglia
Il CEO di WhatsApp Will Cathcart ha rilasciato una dichiarazione a sorpresa criticando Telegram per le sue preoccupazioni sulla protezione dei dati. È ironico che in precedenza Pavel Durov, CEO di Telegram, abbia fatto più volte affermazioni simili sull’applicazione “verde”, accusando i suoi sviluppatori di più o meno lo stesso. In un’intervista a Wired, Cathcart ha notato che Telegram, a differenza di WhatsApp, non offre la crittografia E2EE end-to-end nelle chat e nelle conversazioni per impostazione predefinita. Sebbene gli utenti abbiano la possibilità di avviare una chat “segreta”, il protocollo di sicurezza che utilizzano non viene verificato in modo indipendente.
Secondo il capo di WhatsApp, alcuni appassionati hanno notato un comportamento “strano” di tali chat, che potrebbe indicare il rischio di fuga di dati all’insaputa dell’utente. Un altro punto debole dell’applicazione sarebbe il lavoro della funzione di geolocalizzazione. Ha affermato che, fino a poco tempo fa, era possibile determinare la posizione di qualsiasi utente di Telegram entro un raggio di tre chilometri se di recente consentiva di tracciare la sua geolocalizzazione.
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I portavoce di Telegram non si sono fatti attendere, affermando che la menzione di E2EE come vantaggio di WhatsApp può essere vista come uno stratagemma di marketing. Alla fine, l’applicazione archivia una copia di backup della corrispondenza in Google Drive, il che rende inutile la crittografia.
Se una conversazione con il tuo contatto WhatsApp viene copiata su Google Drive, l’azienda ha accesso a quei messaggi, così come qualsiasi governo che richieda questi dati a Google. Quindi, la crittografia E2E è abilitata in WhatsApp per impostazione predefinita, ma viene immediatamente disabilitata. E non puoi dire in alcun modo se i tuoi amici usano o meno questi backup
D’altra parte, lo stesso Cathcart ha ammesso che usare WhatsApp non è il modo migliore per rimanere anonimi. Per gli utenti attenti alla privacy, ha consigliato Signal, che ha definito “il mezzo di comunicazione più sicuro tra tutte le applicazioni per smartphone“.
AGGIORNAMENTO
Siamo stati contattati da un esponente di Telegram che ha gentilmente reso noto che la faccenda di cui sopra non è vera in alcun modo. L’affermazione secondo cui i protocolli di crittografia di Telegram non sono stati verificati in modo indipendente è falsa. Qualsiasi ricercatore può verificare in modo indipendente l’integrità e l’implementazione della crittografia di Telegram utilizzando il suo codice open source, il protocollo di crittografia e le build riproducibili. A tal proposito va riconosciuto che uno studio dell’Università di Udine ha fatto già luce sulla faccenda (qui lo studio completo).
Il punto di contatto ha anche affermato che la testata giornalistica Wired ha omesso consapevolmente determinati aspetti della faccenda. Tra queste:
- come si comportano le chat segrete;
- la storia che vedeva invischiato la politica Marina Matsapulina;
- informazioni poco accurate o erronee circa l’accesso alla posizione;
- l’uso delle API di Telegram per controllare gli utenti;
- l’uso della piattaforma di messaggistica per vendere obbligazioni agli investitori nel 2020
Insomma, sembra che la storia continuerà e Wired se la vedrà piuttosto brutta per non aver detto tutta la verità.
