Una storia che ha dell’incredibile, se confermata. Siamo nel 2022 e ancora si sente parlare di pregiudizi nei confronti di persone con il colore della pelle diverso. Cosa ancora più inquietante quando al centro della vicenda c’è Google, una delle aziende più grandi e importanti al mondo. Il colosso è accusato di pregiudizi razziali sistematici contro i dipendenti neri. La causa, intentata presso il tribunale federale di San Jose sostiene che Google dia un lavoro di livello inferiore ai dipendenti di colore.
Secondo quanto confermato da fonti autorevoli, Google è stata accusata di pregiudizi razziali sistematici contro i dipendenti neri
Le fonti che hanno riferito a Reuters sostengono che Google porta vanti una “cultura aziendale razzista” invece di promuovere una cultura di uguaglianza. I dipendenti neri rappresentano solo il 4.4% dei dipendenti ma tra dirigenti e specialisti tecnici la loro quota è addirittura del 3%. L’attore principale che muove le accuse, April Curley, sostiene anche che i dipendenti neri sono circondati da un ambiente di lavoro ostile. In particolare, le guardie di sicurezza del campus di Mountain View, in California, spesso richiedono loro di mostrare l’ID o di porre loro domande.
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Curley è stata assunta da Google nel 2014 per sviluppare materiali di sensibilizzazione per istituti di istruzione storicamente neri. Secondo lei, la sua assunzione si è rivelata una “strategia di marketing“. Infatti, dice lei, i dirigenti hanno iniziato a denigrare il suo lavoro subito dopo, stereotipandola come una donna di colore “arrabbiata” e ostacolando la sua promozione. Nel 2020, Curley è stata licenziata dopo che lei e i suoi colleghi hanno iniziato a lavorare su un elenco di riforme da presentare a Google.
Lei conta sul rimborso degli stipendi “sottopagati” e dei danni morali agli attuali ed ex dipendenti neri di Google, nonché sulla loro reintegrazione in posizioni adeguate. L’avvocato di Kerley, tra l’altro, è Ben Crump, che in precedenza rappresentava la famiglia di George Floyd, ucciso nel maggio 2020 dall’ex poliziotto di Minneapolis Derek Chauvin.