La crisi Ucraina non fa sconti a nessuno, neanche alle aziende tecnologiche. Abbiamo visto che questo conflitto rischia di esacerbare la crisi dei chip con conseguenti aumenti dei costi delle materia prime. Ma talvolta nascono dei conflitti nei conflitti, come quello che vede DJI, nota azienda di droni, protagonista. Qualche tempo fa DJI aveva donato 140 droni all’Ucraina per aiutarla nel conflitto, ma ora si scoprono dettagli piuttosto scomodi che rischiano di gettare fango sull’azienda cinese.
DJI sarebbe “sotto accusa” per aver dato alla Russia dei droni funzionanti, mentre all’Ucraina dei droni non funzionanti. Capiamo la vicenda, poiché è più difficile di così
Secondo quanto apprendiamo da fonti del settore, l’azienda cinese sarebbe al centro di una scomoda faccenda che riguarda il sistema DJI AeroScope. Questo particolare sistema di identificazione permette di avere dati circa la velocità, la direzione e l’altitudine di ogni drone dell’azienda all’interno di un raggio d’azione di circa 50 km. Questo sistema è utilizzabile da utenti autorizzati, che possono anche sapere numero di serie e posizione del pilota del drone DJI.
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Bene, secondo quanto emerso, a seguito della donazione da parte di volontari finlandesi di 140 droni DJI all’Ucraina, pare che il sistema AeroScope non funzioni a dovere. C’è da sottolineare però che sia la Russia che l’Ucraina utilizzano i droni dell’azienda e il particolare sistema di identificazione. Tuttavia, soltanto i droni dell’Ucraina non funzionano, mentre quelli della Russia sì. La situazione sembra spinosa in quanto sappiamo la posizione della Cina in questo conflitto.
Per ora DJI non ha rilasciato dichiarazioni e sembra plausibile pensare che non lo farà. In effetti, il portavoce dell’azienda Adam Lisberg ha affermato tempo addietro che “gli usi in tempo di guerra per AeroScope non sono mai stati previsti”.
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Via | Droneblog