Alzi di voi la mano a chi non è capitato di ritrovarsi fra le mani un prodotto contraffatto ma spacciato per vero e venduto in negozi insospettabili. E’ proprio la contraffazione il tema principale dell’intervista al CEO Xiaomi Lei Jun a seguito di una delle sessioni del Congresso Nazionale dei Rappresentanti del Popolo, dove è deputato.
Il CEO ha specificato che una percentuale che varia dal 30 al 40% dei telefoni Xiaomi presenti sul mercato è costituita da martphone falsi, mentre su oltre 300 siti di vendita online solo 2 fra questi sono autorizzati. Comprando un prodotto contraffatto, che vìola i diritti di proprietà intellettuale, si danneggia soprattutto l’immagine e il lavoro dell’azienda, non solo nei suoi profitti, in quanto al piccolo prezzo corrisponde una qualità scadente e sui prodotti elettronici si rischia soprattutto in sicurezza e non ci si tutela a fronte di malfunzionamenti o difetti che possono comunque capitare.
Oltre ai cellulari, anche i piccoli accessori come le powerbank – e le powerbank di Xiaomi – sono oggetto di contraffazione. Lei Jun dice che come non si giudica un libro dalla sua copertina, allo stesso modo succede con queste false powerbank. Il punto non è quanto originali possano sembrare queste dal di fuori, ma dentro a farle funzionare ci sono batterie e schede elettroniche scadenti, senza protezione.
Quest’anno è stata proposta una legge per contrastare il fenomeno mirata sia ai piccoli store fisici che ai siti di vendite online, sponsorizzata da molte aziende che si sono ritrovate i loro design e prodotti copiati, ma la protezione dei diritti d’autore affronta ancora molte difficoltà, soprattutto nell’ottenere l’evidenza del reato e nel costo della difesa legale della materia.
Secondo Lei Jun, per contrastare il fenomeno serve che appunto la legislazione sia rafforzata e le forze dell’ordine ispezionino, controllino e superivisionino i luoghi di lavoro, perché la responsabilità legale per la contraffazione in sostanza non esiste, quindi c’è sempre convenienza a falsificare i prodotti.
Un altro aspetto da considerare della vicenda è quando impiegati nel settore di Ricerca e Sviluppo vengono mandati dalle imprese a studiare o a collaborare con altre società e rientrando nell’azienda di origine, impiegano il know-how imparato e così anche una stessa tecnologia è rubata a danno di una libera concorrenza. Lei Jun spiega che le aziende hanno si un sistema di controllo specializzato nell’individuare eventuali situazioni di “spionaggio” industriale, ma l’effetto sul totale dei casi è purtroppo minimo.
Per quanto invece possiamo fare noi utenti, per verificare l’originalità di uno smartphone Xiaomi, qui trovate una pagina dedicata dal sito ufficiale internazionale, oppure attraverso questa pagina ufficiale, oppure tramite questi due post dedicati sul forum ufficiale: link 1 – link 2.
Credo che questo sia un articolo interessantissimo. Ultimamente ho comprato sia da Grossoshop che da Honorbuy due telefoni Xiaomi, ma nessuno dei due aveva sulla scatola o all’interno il codice di sicurezza da grattare che servirebbe per l’autenticazione del prodotto sul link da voi pubblicato. C’è da preoccuparsi?
Stai tranquillo, quei siti vendono prodotti Xiaomi originali al 100%