Grazie alla vasta gamma di prodotti che offre, Xiaomi può essere presente in vari settori e mercati e proprio dai mercati vengono i rumors più recenti che riguardano l’azienda cinese.
In un post del 3 aprile sul proprio account Twitter, infatti, l’azienda giapponese TJC Corp. ha annunciato di essere diventata la distributrice autorizzata in Giappone dei prodotti Xiaomi:
I dettagli degli accordi non sono ancora ben chiari, anche se questo annuncio è lampante. La TJC Corp. è un’azienda che si occupa di vendita di tablet e smartphone, ma non è detto che gli accordi raggiunti riguardino esattamente queste due categorie, proprio perché Xiaomi ha prodotto anche TV, di cui l’ultimo esemplare è la ultra sottile 4A con funzionalità AI, un robot aspirapolvere, nonché fatto uscire attraverso suoi sottomarchi oggetti quali lo smartwatch Amazfit, le 90Minutes Smart Running Shoes e molto altro ancora.
Però se questo contratto riguardasse gli smartphone, sicuramente i primi modelli che vedremo rilasciati in Giappone sono il RedMi Note 4X, il RedMi 4X e il Mi Mix. Questi modelli non sono stati scelti a caso: il RedMi Note 4X è il primo terminale cinese che è stato sponsorizzato da una idol virtuale (vocaloid) giapponese, Hatsune Miku, a cui è proprio stata dedicata una bellissima edizione premium limitata. In questo modo si capirebbe la scelta di Xiaomi di far uscire questa edizione limitata con questo personaggio molto amato ma pur sempre straniero.
Per quanto riguarda il RedMi 4X, la scelta potrebbe ricadere su questo dispositivo perché è lo smartphone più economico con delle caratteristiche più che decenti e quindi potrebbe diventare un modo per attirare gli utenti. Per ultimo, il Mi Mix è il terminale più popolare al di fuori della Cina, per cui dovrebbe apparire nel mercato giapponese ufficialmente.
L’ultima perplessità che riguarda la vendita di smartphone cinesi sul mercato giapponese è dovuta alle differenti bande di reti di comunicazioni mobili adottate nel territorio – per il Giappone si parla delle bande 1/3/19/21/28 – e la mancanza nativa all’interno del file “locale” delle impostazioni relative alle reti e alla lingua.
Vedremo quindi come si svilupperanno nel tempo questi accordi.