Quando si parla di privacy, soprattutto in ambito della tecnologia, bisogna sempre andarci cauti nel dare giudizi e soprattutto nel muovere accuse, figuriamoci quando queste sfociano addirittura nello spionaggio. E stanno pagando sulla loro pelle, il peso di tali accuse, le aziende più importanti della telefonia cinese, come Xiaomi, OnePlus ed OPPO che negli ultimi anni sono cresciute in termini di vendite e soprattutto di popolarità anche nel mercato occidentale, grazie a dispositivi contraddistinti dall’ottimo rapporto qualità / prezzo.
A mettere la pulce nell’orecchio agli utenti su cosa si nasconda dietro questo attraente rapporto qualità / prezzo, ci pensano i servizi di intelligence belgi, che senza alcun preavviso hanno emesso un avviso di rischio spionaggio proprio contro i tre marchi citati.
La portavoce della Sicurezza di Stato belga Ingrid Van Daele ha affermato che i servizi di intelligence vogliono attirare l’attenzione dei consumatori sulla possibile minaccia di spionaggio rappresentata dalle 3 aziende cinesi, seppur non siano stati rilevati casi specifici, basandosi unicamente sul fatto che secondo il ministro della Giustizia del Belgio, Vincent Van Quickenborne, esiste un’interazione sistematica e profonda tra queste società e lo stato cinese.
Nessuna delle parti in causa ha chiarito completamente la loro relazione e quindi è possibile che nascondano un accordo di cooperazione o qualcosa di simile. Infatti viene messa in evidenza la legge cinese sull’intelligence nazionale che obbliga tutte le aziende a collaborare con lo stato cinese.
Nel frattempo Xiaomi ha rilasciato la seguente dichiarazione a mezzo comunicato stampa:
Xiaomi, OnePlus e OPPO accusati di possibile spionaggio dal Belgio
Non vi sono ancora prove certe ma vengono riportate le preoccupazioni sollevate da Paesi Bassi e Stati Uniti d’America circa i rischi in termini di privacy degli utenti e della sicurezza nazionale, ma anche le preoccupazioni del governo indiano, che nel 2020 ha vietato l’utilizzo di 52 app cinesi. Pertanto il Belgio ha consigliato ai propri cittadini di essere vigili e prudenti nell’utilizzo di smartphone di brand come Xiaomi, OnePlus e OPPO, sconsigliandone l’acquisto. A tali accuse ha risposto solo il portavoce belga di OPPO, sostenendo che l’azienda mantiene rapporti positivi con i governi degli oltre 40 paesi in cui il marchio è presente, lavorando nel rispetto di tutte le leggi e regolamenti locali.
Una questione aperta e delicata, che fa in parte strano, dal momento che non esistono indagini rivelatrici di tali accuse di spionaggio. Ma soprattutto fa ancor più strano che le accuse si basano sulle supposizioni mai accertate di governi come quello americano, che d’altro canto ospita aziende come Facebook e la stessa Google, che dei loro utenti e della loro privacy, fanno usi a dir poco discutibili. Basti pensare alle tante segnalazioni circa l’essere spiati da Google per mezzo dei microfoni degli smartphone o le bufere che ha vissuto Facebook sulla trafugazione dei dati dei propri iscritti.
Anche queste aziende collaborano con il governo ed altre organizzazioni, quindi perché dovremmo essere sorpresi o addirittura sconvolti se i produttori cinesi di smartphone facessero lo stesso con il proprio governo?