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“Xiaomi è nella merda”

Le vendite di Xiaomi crollano mentre gli altri produttori, piccoli/medi/grandi lentamente crescono. Dietro ci sono scelte di mercato piuttosto discutibili di cui spesso abbiamo parlato anche nel nostro gruppo facebook: troppi devices, poca attenzione ai top di gamma e soprattutto poca innovazione!

Perdonatemi il titolo “forte” e piuttosto esplicativo, ma sono le esatte parole di Steven Millward, esperto di finanza, citate anche in un interessante articolo di ibtimes.co.uk che ho voluto trasporre per voi.

Era il Natale del 2014 quando la Xiaomi annunciò una ricapitalizzazione di $1.1 bilioni al fronte di una valutazione dell’azienda di ben 45 miliardi di dollari . Solo 18 mesi dopo la stessa valutazione è crollata a $4 miliardi! Cosa è successo a quella che era considerata a livello mondiale la più virtuosa società di start up del momento?

Tra quelli che scommetterono sulla Xiaomi c’era Yuri Milner, esperto di mercati azionari, che aveva previsto addirittura una crescita fino a $100 bilioni! All’epoca Milner aveva dichiarato a Bloomberg “Una crescita così rapida è senza precedenti”.

E Miller è uno che di queste cose ne capisce: Il suo patrimonio bilionario è frutto di un lungimirante investimento su Facebook nel 2009 quando il gigante dei social network valeva (solo) $10 bilioni. Fu anche colui che investì nel 2011 in Alibaba, il mega-ecommerce, tre anni prima della sua quotazione in borsa. Ma anche i migliori possono sbagliare.

Da quel momento però Xiaomi ha visto crollare le sue quote di mercato sugli smartphone e dispositivi vari – che ormai includono un pò di tutto, persino ombrelli – fallendo miseramente nel obbiettivo di generare introiti per l’azienda.

Secondo gli ultimi rilevamenti dell’ IDC (International Data Corporation), nel secondo quarto del 2016 confrontato con quello del 2015, Xiaomi ha perso quasi il 40% del mercato. Un calo in contro-tendenza con il mercato cinese degli smartphone che nello stesso periodo ha invece registrato una crescita del 4.6%. Infatti tutti gli altri suoi competitors (Huawei, Oppo and Vivo) sono cresciuti.

Negli ultimi 12 mesi Xiaomi ha mancato i propri obiettivi ben due volte, sia nelle vendite che nei ricavi. Secondo l’analista Richard Windsor, i ricavi del 2016 sono destinati persino a scendere di un ulteriore 10-20% portando il valore dell’azienda a $3.6 miliardi.

Perché va tutto male nell’azienda una volta considerata “La Apple dell’est” ?

crollo vendite xiaomi

Cosa ha sbagliato Xiaomi

Il motivo del passato successo di Xiaomi è molto semplice: è stata in grado di produrre telefoni di qualità, con un ottimo hardware e software ad un 1/4 del prezzo di Apple e Samsung.

Questo vantaggio è stato però presto bruciato da altri competitors che hanno seguito la stessa strada, proponendo telefoni con notevoli specifiche a prezzi concorrenziali. Ma a differenza di Xiaomi, gli “altri” hanno saputo offrire in anticipo alcune innovazioni: Oppo e OnePlus la ricarica rapida, LeEco dei contenuti esclusivi, Vivo il display curvo, Huawei la doppia fotocamera ed il sensore d’impronte.

Neil Shah, un altro famoso analista del CounterPoint Research, ha dichiarato “La crescita di Xiaomi è in stallo, i concorrenti invece dispongono di un miglior reparto di ricerca e sviluppo, migliori competenze per la produzione, una distribuzione più ampia ed una migliore presenza geografica” …. “L’incapacità d’innovare in modo indipendente è comunque la causa principale”.

Un altro grave errore di Xiaomi, è stato quello di voler puntare fortemente sui dispositivi ultra-economici, come la serie RedMi, quando invece il mercato cinese suggeriva che le persone erano disposte a spendere di più per proprio smartphone. La scelta di inizio anno di ritardare l’uscita del Mi Note 2 in favore del RedMi Note 3 ha confermato l’incapacità di Xiaomi di cogliere questa tendenza del mercato.

Il sogno di entrare nel mercato globale

Tornando a Dicembre del 2014, la ragione per la quale Milner era certo del raddoppio del valore di Xiaomi, era dovuta alla semplice considerazione che quegli incredibili risultati di vendite erano stati raggiunti rimanendo nel mercato Asiatico e con gli enormi mercati Europei e degli Stati Uniti ancora da sfruttare.

Il passo “globale” non è però per nulla facile e scontato perché di fatto Xiaomi non detiene gran parte dei brevetti necessari ad accedere a questi mercati. A lungo accusata di copiare l’estetica e le funzionalità di Samsung ed Apple, Xiaomi è del tutto impreparata ad approdare in un mercato che è molto più maturo e la valanga di cause legali che riceverebbe, ne stroncherebbe ogni possibilità di successo.

Già in India, il secondo più grande mercato, ha dovuto affrontare gravi problemi per dei brevetti Ericsson e nonostante gli accordi stipulati con Qualcomm e Microsoft non ci sono al momento i presupposti per trarre vantaggio dai mercati extra-Asia.

Inoltre al di fuori dalla Cina, Xiaomi non potrebbe contare sulla base di appassionati all’azienda che in patria gli garantisce una buona percentuale delle vendite.

La mancanza di fidelizzazione

In generale però, i Cinesi non solo molto legati alle marche ma piuttosto al risparmio. Secondo uno studio del 2014 della società di ricerca Bain & Company, i produttori in Cina sono costantemente costretti a litigarsi i nuovi clienti proprio a causa di questa scarsa “fedeltà al marchio”, una corsa alla quale Xiaomi è ormai costretta a partecipare a differenza del passato.

Xiaomi si è sempre considerata una “internet company” piuttosto che un produttore di telefoni ed infatti negli ultimi 2 anni ha investito in una vasta gamma di start up per realizzare il proprio ecosistema tecnologico, il Mi Ecosystem.
Jan Dawson, analista delJackdaw Research, spiega “Anche se gli smartphone sono sempre stati il prodotto di punta per Xiaomi, l’azienda ha sempre puntato ad un futuro in senso più ampio, un e-commerce in grado di offrire una larga serie di prodotti”.

“Xiaomi è nella merda”

Xiaomi non è un’azienda pubblica quindi non è possibile attingere a dati ufficiali, ma le analisi del CounterPoint Research suggeriscono che circa l’ 85% delle entrate dell’azienda sono derivanti dalla vendita di smartphone a cui si aggiungono quelli della divisione software e servizi, anch’essi predominanti. Se ne deduce che i grandi investimenti come quello del Ninebot, l’azienda cinese proprietaria del Segway, non stanno affatto fruttando ed forse non lo faranno mai.

Steve Millward, esperto blogger finanziario ha scritto “Xiaomi è nella merda” e difficilmente ne uscirà.  Aggiunge anche “Non vedo buone possibilità di recupero per il futuro”

Anche Neil Shah suggerisce che i piani dell’azienda sono piuttosto confusi “Il futuro di Xiaomi è a rischio – tutto il proprio business si basa su contenuti, applicazioni e servizi gestiti da smartphone posti al centro di questo ecosistema.” Ma se la vendita dei telefoni crolla, anche la divisione servizi ne risente pesantemente.

Al momento Xiaomi sembra più la “Blackberry d’Oriente” che l’ “Apple d’Oriente”

 

Simone Rodriguez
Simone Rodriguez

Blogger, ma soprattutto appassionato di tecnologia. Faccio parte di una generazione che è passata dal tubo catodico agli smartphone, rendendomi testimone di un'evoluzione tecnologica senza precedenti. Dal 2012 seguo assiduamente il marchio Xiaomi che con il convogliarsi di vari progetti mi ha portato a realizzare XiaomiToday.it, la casa di tutti gli Xiaomisti Italiani. Scrivimi: [email protected]

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Davide Polez
Davide Polez
7 anni fa

Apple dell’Est semmai la Huawei, no?!

Kvasnytskyi Mykhailo
Kvasnytskyi Mykhailo
7 anni fa

Seconda me gli sbagli sono questi.
1 . non che garanzia ufficciale
2. Al lanco software non ha la versione stabile.
3. chi vuole xiaomi, deve sapere smanettare. (quindi sopra 45 anni la gente vuole prodotto finito senza fare la danza con tamburi).

Davide Polez
Davide Polez
7 anni fa

Se sei cinese/inglese non devi smanettare. Xiaomi si riferisce solo al mercato cinese o max quello USA se non erro.

Pelompimper0
Pelompimper0
7 anni fa

certo. E gli analisti sono sicuramente quelli che possono parlare, viste le infinite cavolate che hanno rifilato a tutto il mercato negli anni passati …. Ma per piacere, dai, crediamo ai fatti e meno alle previsioni astrologiche!.

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