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Xiaomi denuncia “Lei Jun” per violazione del marchio

Ultimamente Xiaomi è impelagata in situazioni alquanto bizzarre. L’ultima risale a ieri, e riguarda un simpatico utente indiano che ha aperto una petizione su Change.org per richiedere un aggiornamento (che tra l’altro sta arrivando) ad Android 10 per lo Xiaomi Mi A3. Sebbene questa cosa abbia dell’incredibile, sappiate che c’è un fatto molto curioso successo pochi giorni fa nella corte di Pechino e che vede interessata la nostra amata Xiaomi e il nome del suo fondatore e CEO Lei Jun. A dirla tutta c’è anche lo zampino di un’altra azienda che ha acceso la miccia. Vediamo i dettagli.

Xiaomi denuncia “Lei Jun” per violazione del marchio

Sappiamo che la nostra affezionata Xiaomi produce una miriade di prodotti, molti dei quali sotto l’ecosistema omonimo. Questi variano in numero e tipologia soprattutto grazie ai sub-brand di cui la società di Lei Jun si avvale (per un approfondimento  a riguardo vi consigliamo questo articolo). Ciò che manca nel catalogo è un’automobile, anche se tempo fa si vociferava che stesse in produzione. A quanto pare però questo prodotto esiste, porta come marchio quello del brand, ma è stata prodotta a sua insaputa.

xiaomi lei jun automobile

Non c’è nulla di falso in questa fotografia: non si tratta né di un photoshop né tantomeno di una bufala. Ad onor del vero dobbiamo dire che questa faccenda risale al lontanissimo 2015 e non è una cosa recente, per quanto sia stata risolta pochi giorni fa. A quanto pare un’azienda cinese chiamata “Weifang Ruichi Company” ha messo in commercio, a suo tempo, un’automobile con il marchio “Mi” che vedete nello scatto chiamandola “Leijun elettrica“. Come avrete capito si tratta del nuovo tipo di automobile che sta avendo molto successo anche grazie a Tesla e, nonostante la buona pubblicità che potesse portare al brand, Lei Jun ha deciso di muoversi per vie legali e denunciare l’accaduto.

Xiaomi ritiene che l’uso del logo da parte dell’azienda imputata abbia creato confusione tra i consumatori. Allo stesso tempo, sulla base della popolarità di Lei Jun e del suo rapporto con Xiaomi, l’uso della parola “Leijun” da parte di Weifang Ruichi non solo viola il diritto dell’azienda a commerciare con il nome di Lei Jun, ma ha anche portato scombussolamento negli affari di Xiaomi. Per questo motivo la corte cinese ha deciso di far pagare una multa salata all’azienda in questione e di dichiararla colpevole di “concorrenza sleale“.

Alla fine della fiera Weifang Ruichi ha pagato ben 400.000 yuan (52.ooo €) per perdite economiche e 100.000 yuan (14.500 €) per i diritti connessi.

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Fonte

Gianluca Cobucci
Gianluca Cobucci

Appassionato di codice, lingue e linguaggi, interfacce uomo-macchina. Tutto ciò che è evoluzione tecnologia è di mio interesse. Cerco di divulgare la mia passione con la massima chiarezza, affidandomi a fonti certe e non "al primo che passa".

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