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SoC ARM Holdings, considerazioni sul suo successo

ARM Holdings è una società tecnologica che ha sede nel Regno Unito, più precisamente a Cambridge.

Nata nel 1990, fu fondata inizialmente per lo sviluppo di micro-processori destinati a computer desktop e ai palmari Apple di quegli anni. Nel periodo successivo, la società non si limitò alla fabbricazione di dispositivi hardware ma creò anche dei software che vennero distribuiti attraverso il brand RealView.

Recentemente, ovvero nel Luglio 2016, questa società è stata infine acquisita dal gruppo giapponese SoftBank per 30 miliardi di dollari.

Una cifra considerevole che in realtà è giustificata dal fatto che i processori oggi in dotazione negli smartphone di tutto il mondo, sfruttano per la quasi totalità l’architettura ARM, sviluppata per l’appunto dalla ARM Holdings.

Cosa differenzia i chips della ARM dalle CPU x86?

La principale differenza risiede principalmente nella rapidità in cui i calcoli vengono elaborati; questo differente grado di rapidità deriva essenzialmente da una più efficiente distribuzione dei carichi di lavoro: i processori tradizionali per computer desktop delegano svariati calcoli e funzionalità ad altri chip come il Northbridge, che si occupa principalmente delle periferiche che lavorano a velocità rapidissime (come RAM, GPU) ed il Softbridge, che ha il compito invece di gestire periferiche più “lente” come Hard Disk, porte USB, Ethernet, e via dicendo.

I processori di architettura ARM, chiamati più correttamente SoC (System-On-a-Chip), integrano invece in un solo circuito tutte le funzionalità sopracitate; di conseguenza i dati dei controllers, della GPU, Ram, etc. vengono elaborati da un unico microcircuito.

Pertanto questi SoC rientrano nella categoria dei processori RISC (Reduced instruction set computer) proprio per questa loro particolarità di eseguire le istruzioni in modo estremamente efficiente. Inoltre gli stessi si distinguono per il basso consumo di energia e la conseguente ridotta produzione di calore durante l’utilizzo, ciò anche grazie al ridotto numero di transitor che lavorano all’interno del SoC.

Queste caratteristiche hanno permesso infine di limitarne le dimensioni, permettendone quindi il loro impiego anche all’interno di dispositivi portatili come ad esempio gli attuali smartphone.

Fatta questa doverosa premessa, bisogna ora ricordare che in realtà la società ARM non è la produttrice diretta dei SoC; essa però riveste ugualmente un ruolo notevole in quanto permette ad altre importanti aziende, come ad esempio Qualcomm, Mediatek, HiSilicon etc., la loro realizzazione sotto compenso economico per l’utilizzo della loro architettura.

I SoC adottati da queste aziende possono arrivare anche ad includere 10 core e spesso adottano la tecnologia big.LITTLE (come ad esempio gli ultimi Cortex), la quale è volta ad una massima razionalizzazione dei processi di lavoro, garantendo delle prestazioni molto elevate; nello specifico attraverso questa tecnologia vengono attivati i Core più parsimoniosi di energia durante tutte quelle attività blande che non richiedono particolari prestazioni, mentre si riserva di attivare gli altri Core più potenti in tutte quelle attività di grande intensità di calcolo o durante l’utilizzo dei giochi.

Il big.LITTLE comunque rappresenta solo una tappa del progresso tecnologico in questo settore, infatti esso sarà presto soppiantato da una sua versione aggiornata e migliorata, ovvero la DynamIQ, il quale promette di personalizzare ogni singolo core con una sempre maggiore velocità di lettura delle informazioni con un ulteriore minor consumo di energia rispetto al suo pur ottimo predecessore.

Il SoC è l’unica cosa da tenere in considerazione prima dell’acquisto di uno smartphone?

Il SoC non è l’unica cosa da controllare per valutare in modo esaustivo uno smartphone: in realtà sono molteplici i fattori che condizionano l’effettiva potenza di un processore.

Viviamo un periodo, infatti, in cui l’hardware ha raggiunto livelli decisamente elevati, e la differenza sostanziale la fa l’ottimizzazione software del dispositivo che permette, lavorando in sinergia con l’hardware, di migliorarne le prestazioni, l’affidabilità e durata nel tempo.

[Fonte #1]
[Fonte #2]

Alessandro Mura
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