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Mi Pay: via al beta testing in India

Xiaomi sta investendo molto sull’India come abbiamo visto dai numeri di quest’anno che hanno ricevuto un’impennata a seguito dell’uscita del flagship killer low cost Pocophone F1. Gli investimenti di Xiaomi in questo paese però non hanno riguardato solo lo sviluppo di questo device, bensì anche l’ala pagamenti: infatti  ha avuto proprio oggi il via al beta testing in India della sua piattaforma di pagamenti digitali chiamata Mi Pay .

Mi Pay india

Mi Pay: via al beta testing in India

La società cinese ha collaborato con ICICI Bank (Industrial Credit and Investment Corporation of India) e PayU (servizio pagamenti nato nei Paesi Bassi) per lanciare Mi Pay. Originariamente questo servizio era basato sulla tecnologia NFC e ha debuttato ovviamente in Cina, avendo come partner China UnionPay, ovvero l’unico emettitore di carte di credito autorizzato nella Terra di Mezzo. La versione indiana di Mi Pay è simile a Google Pay e consente tutti i tipi di transazioni mobili. Tuttavia, a differenza dell’app Google Pay, Xiaomi sostiene che la sua piattaforma di pagamenti digitali nativi supporta non solo UPI (sistema di pagamento in tempo reale che opera su dispositivi mobili, trasferendo il denaro istantaneamente dal conto di uno a quello dell’altro utente) ma anche tutte le carte di credito e carte di debito degli altri operatori.

Xiaomi in un post sul forum ufficiale di mercoledì scorso ha rivelato che la NPCI  (National Payments Corporation of India) ha autorizzato il servizio Mi Pay. La piattaforma consentirebbe agli utenti di effettuare pagamenti per utenze quali bollette telefoniche, dell’acqua e dell’elettricità oltre ai pagamenti classici in store. Xiaomi India permette inoltre agli utenti di partecipare al beta testing di Mi Pay in India: per partecipare è necessario operare su una ROM beta MIUI global e solo allora ci si può iscrivere al beta testing, ma solo fino al 31 dicembre. Chi fosse interessato, può partecipare attraverso questo form.

“Il più grande vantaggio di Mi Pay è la sua profonda integrazione all’interno di MIUI che rende estremamente facile il trasferimento dei pagamenti a contatti e venditori” ha dichiarato la società nel suo post sul forum, aggiungendo “Tutti i dati generati dagli utenti verranno mantenuti in un formato altamente crittografato all’interno dell’infrastruttura cloud basata in India”.

India a parte, la Cina non è nuova a questo tipo di sistema di pagamento. Si pensi infatti a WeChat, la celeberrima piattaforma nata come portale di messaggistica (come Whatsapp per intenderci) e sviluppata a tal punto da permettere agli utenti di pagare qualsiasi cosa in qualsiasi negozio. Se si vuole andare in un ristorante o a comprare delle ciabatte, ormai in Cina tutti quanti accettano il pagamento con WeChat, che avviene tramite scansione del QR code.
Non a caso Xiaomi sottolinea che Mi Pay in India consente agli utenti di effettuare pagamenti mediante la scansione di QR code. La piattaforma può generare anche un codice QR personale per ricevere pagamenti da altri utenti tramite UPI.

Mi Pay india

Non c’è da meravigliarsi che Xiaomi stia sviluppando un sistema del genere e che stia “entrando” nelle tasche degli utenti indiani visto che in tempi non troppo lontani ha investito anche in istituti di credito privati ​​in India: l’azienda cinese infatti ha finanziato una piattaforma di credito studentesco chiamata “KrazyBee” a Bengaluru nell’ottobre dello scorso anno e ha investito nell’avvio di fintech ZestMoney all’inizio di quest’anno. Tutto questo ha aiutato innanzitutto Xiaomi ad essere vista di buon occhio dagli utenti più giovani ed in particolare gli studenti, ma soprattutto ha aiutato gli istituti di credito più piccoli che probabilmente, senza di lei, non avrebbero potuto sopravvivere.

Vorreste anche in Italia un sistema di pagamento così? Per certo, in Cina va tantissimo ed è anche molto più sicuro di una carta di credito: di questi tempi rubare uno smartphone risulta più difficile che rubare un portafogli, considerando quanto utilizziamo entrambi. Inoltre vi lasciamo con una domanda: quanto questo movimento può dar fastidio a Google con la sua piattaforma Google Pay?

Fonte

Gianluca Cobucci
Gianluca Cobucci

Appassionato di codice, lingue e linguaggi, interfacce uomo-macchina. Tutto ciò che è evoluzione tecnologia è di mio interesse. Cerco di divulgare la mia passione con la massima chiarezza, affidandomi a fonti certe e non "al primo che passa".

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Soumen Dutt
5 anni fa

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